La composizione dello scatto , la “regola dei terzi”

La regola dei terzi è un principio compositivo ampiamente utilizzato in fotografia per creare immagini più equilibrate e interessanti. Questa regola si basa sulla suddivisione dell’immagine in una griglia immaginaria composta da nove parti uguali, ottenuta tracciando due linee orizzontali e due linee verticali che si intersecano.

L’idea fondamentale della regola dei terzi è quella di posizionare gli elementi chiave dell’immagine lungo queste linee o punti di intersezione, anziché al centro dell’inquadratura. Ciò crea una composizione visivamente più bilanciata e dinamica, dando all’immagine una maggiore profondità e interesse.

Il collegamento con la sequenza di Fibonacci risiede nella disposizione delle linee e dei punti di intersezione. Sebbene la regola dei terzi si basi su una griglia di nove parti uguali, la disposizione delle linee e dei punti di intersezione segue un rapporto proporzionale che richiama la sequenza di Fibonacci.

La sequenza di Fibonacci è una successione di numeri in cui ciascun numero è la somma dei due precedenti: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, e così via. Questa sequenza è presente in molti fenomeni naturali e nell’arte, ed è considerata esteticamente piacevole.

Nel contesto della regola dei terzi, le linee orizzontali e verticali suddividono l’immagine in terzi o sezioni, e le distanze tra queste linee seguono una proporzione simile a quella della sequenza di Fibonacci. Ad esempio, la distanza tra il punto di intersezione e il bordo dell’immagine può essere approssimata a un rapporto di 1:2, 2:3 o 3:5, che sono approssimazioni dei rapporti presenti nella sequenza di Fibonacci.

L’utilizzo della regola dei terzi insieme alla sequenza di Fibonacci consente di creare un equilibrio armonico nella composizione fotografica. La disposizione degli elementi lungo queste linee e punti di intersezione può fornire una direzione visiva, una dinamicità e una profondità maggiori, mentre il richiamo alla sequenza di Fibonacci aggiunge un senso di armonia e piacevolezza estetica.

In definitiva, la regola dei terzi utilizzata in fotografia sfrutta la suddivisione dell’immagine in terzi e la disposizione degli elementi lungo linee e punti di intersezione per creare una composizione bilanciata e interessante, mentre il richiamo alla sequenza di Fibonacci contribuisce a creare un’armonia estetica.

Maestri della fotografia: Sebastião Salgado

Sebastião Salgado è nato il 8 febbraio 1944 a Aimorés, nello Stato di Minas Gerais, in Brasile. Dopo aver studiato economia presso l’Università Federale di Vicosa, si è trasferito a Parigi per completare un dottorato in economia. Durante il suo soggiorno nella capitale francese, Salgado ha sviluppato un interesse per la fotografia e ha deciso di abbandonare la carriera economica per perseguire la sua passione.

Nel 1973, Salgado ha iniziato a lavorare come fotografo freelance. Ha documentato i lavoratori migranti in Europa e ha viaggiato in molti paesi del Terzo Mondo, concentrando la sua attenzione sulle condizioni di vita delle persone emarginate e dei lavoratori manuali. Nel corso degli anni, ha collaborato con agenzie internazionali come Magnum Photos e la sua reputazione di fotografo impegnato è cresciuta.

Negli anni ’80 e ’90, Salgado ha realizzato una serie di progetti fotografici che hanno raggiunto grande risonanza. Tra questi ci sono “Workers” (1993), che documenta il lavoro manuale in tutto il mondo, e “Migrations” (2000), che si concentra sugli spostamenti delle popolazioni e dei rifugiati. Nel 2004, ha pubblicato il libro “Genesis”, un’epica documentazione delle aree remote e degli ambienti naturali intatti del pianeta.

Oltre alla sua produzione fotografica, Salgado è anche un attivista sociale e ambientale impegnato. Ha fondato l’agenzia fotografica “Amazonas Images” insieme a sua moglie Lélia Wanick Salgado e il progetto “Genesis”, che promuove la conservazione dell’ambiente naturale e dei suoi popoli indigeni.

Le fotografie di Salgado sono state esposte in importanti gallerie e musei di tutto il mondo. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui la Medaglia d’Oro della Royal Photographic Society nel 1989 e il Premio Principe delle Asturie per le Arti nel 1998. Nel 2019, è stato nominato ambasciatore di buona volontà dell’UNESCO per il suo impegno nella conservazione e nello sviluppo sostenibile.

Sebastião Salgado continua a lavorare attivamente come fotografo e a dedicarsi alle sue iniziative sociali e ambientali. La sua arte e il suo impegno hanno lasciato un’impronta significativa nel campo della fotografia documentaristica, ispirando molte generazioni di fotografi e spingendo il pubblico a riflettere sulle questioni globali

Ripartiamo in quarta…

Ciao a tutti, dopo anni di assenza riprendo a pubblicare sul mio blog. Ne è trascorso di tempo , ma la passione per la fotografia è rimasta immutata. Ripartiamo allora con i filtri fotografici sul bianco e nero. Intanto un breve riassunto.

Nella fotografia in bianco e nero con pellicola, i filtri colorati svolgono un ruolo importante nel modulare i toni e i contrasti dell’immagine. Possono essere utilizzati per enfatizzare particolari sfumature di grigio o per correggere alcuni difetti o condizioni di ripresa specifiche. Ecco una panoramica dei filtri fotografici colorati più comuni e degli effetti che provocano:

  1. Filtro rosso: Il filtro rosso è il più comunemente utilizzato nella fotografia in bianco e nero. Assorbe le lunghezze d’onda del blu e del verde, lasciando passare principalmente il rosso. Questo filtro scurisce il cielo blu, rendendo le nuvole più prominenti e creando un forte contrasto tra il cielo e gli oggetti terrestri. Inoltre, il filtro rosso rende le labbra rosse più chiare rispetto ad altre tonalità di pelle.
  2. Filtro arancione: Il filtro arancione assorbe le lunghezze d’onda del blu e del violetto. Rispetto al filtro rosso, il filtro arancione ha un effetto meno pronunciato sul cielo, ma è molto efficace nel contrastare i toni della pelle e rendere gli oggetti distanti più nitidi. È particolarmente utile per ritratti e paesaggi.
  3. Filtro giallo: Il filtro giallo assorbe principalmente le lunghezze d’onda del blu. Questo filtro riduce il contrasto generale dell’immagine, ma allo stesso tempo aumenta il contrasto tra i toni di pelle e i cieli nuvolosi. Può anche migliorare la resa dei dettagli in oggetti come le foglie degli alberi o le nuvole.
  4. Filtro verde: Il filtro verde assorbe le lunghezze d’onda del rosso e del blu, permettendo una maggiore trasmissione della luce verde. Questo filtro è utilizzato principalmente per migliorare la resa dei dettagli nelle piante e negli oggetti verdi, creando un maggiore contrasto tra gli oggetti verdi e i cieli.
  5. Filtro blu: Il filtro blu assorbe principalmente le lunghezze d’onda del rosso e dell’arancione. Viene utilizzato per creare un effetto di nebbia o di atmosfera surreale. Riduce il contrasto globale dell’immagine, ma può essere usato in modo creativo per ottenere un aspetto più morbido e sognante.

 

Fin qui, tutto chiaro spero. Facciamo il punto sui pro ed i contro all’utilizzo di detti filtri:

PRO: offrono la possibilità di modificare anche radicalmente il risultato del nostro scatto. Seguendo gli esempi sopra riportati già abbiamo un’idea su cosa possa succedere alla nostra pellicola, col vantaggio che si può utilizzare lo stesso filtro anche in contesti diversi da quelli descritti. Ad esempio, nella fotografia di ritratto ci sono contesti dove è sconsigliato esaltare i particolari della pelle dove preferisco usare un filtro verde chiaro che aiuta a nascondere le imperfezioni; se si trattasse di un ritratto del volto di un anziano marinaio invece non esiterei a mettere i segni del sale, del sole e del tempo in evidenza utilizzando un filtro arancio o rosso.

CONTRO: la scarsa praticità… immagina di avere un parco ottiche composto da vari obiettivi fissi e zoom: difficile che tutti abbiano lo stesso diametro. Di conseguenza si è “costretti” ad acquistare set di filtri identici ma di diametri diversi, adatti ai nostri obiettivi. E se vuoi qualcosa di decente, lo paghi… Ma c’è un’alternativa: i filtri a lastra. Si tratta di lastrine quadrate di resina ottica  colorata da montare su un telaio fissato davanti all’obiettivo. Io, frugando su eBay, mi sono procurato un discreto assortimento di filtri a lastra Cokin. Di seguito ho comprato un kit portafiltri/adattatori su Amazon e il gioco è fatto.

 

https://www.amazon.it/Neewer-Compatibili-Adattatori-Portafiltro-Fotocamere/dp/B09VYQKNCZ?source=ps-sl-shoppingads-lpcontext&ref_=fplfs&psc=1&smid=A244BR3T0W3CJP

Recensione: foto quaderno Saal Digital

Da buon opportunista, ho voluto assaggiare il prodotto in cambio di una recensione. Parliamoci chiaro: nessuno mi costringe a dire ciò che non penso in cambio di chissà cosa. In quanto titolare di questo umilie blog, e leggendo molti positivi pareri in proposito, ho deciso di regalare uno shooting (come dicono quelli bravi) fotografico alla mia compagna che desiderava avere un piccolo book coi vestiti che avrebbe indossato in occasione della laurea di suo figlio. Io, ben felice di sentirmi “fotografo per in giorno”  ho allestito un piccolo set luci a casa sua e ho provveduto a tirar giù una manciata di scatti. Poi, ho girato un poco in rete per vedere CHI avrebbe poi messo su carta il frutto del nostro divertente pomeriggio. Dopo poco, ho deciso: tentiamo la carta di Saal Digital. Questo nome non era nuovo alla mia conoscenza e, dopo qualche conferma, ho deciso di affidare i miei Mb ad un’azienda ritenuta al top nel settore. Complice la mia presenza sul web con questo blog, e volendo investire pochi euro, l’equivalente di una pizza, ho spedito tutto via web. La risposta, prontissima, ha confermato il pagamento con carta e la consegna intorno al 27 o 30 Aprile.

Ebbene, il fotoquaderno ordinato è arrivato con circa una settimana di anticipo (giornate lavorative, tre) e… Sorpresa!

Ottimo supporto cartaceo versione base semi-matt; imballo protettivo con cartone robusto; qualità delle immagini fedelissima al jpg Inviato.

Che devo dire? Che consiglio apertamente Saal Digital come realizzatore di un lavoro che può diventare un graditissimo dono per qualsivoglia occasione:dalla ricorrenza alla cerimonia, all’album dei ricordi di una vacanza. I colori sono fedelissimi:incarnato, luci ed ombre come da immagine inviata ; anche con una macchina che non genera miliardi di pixel, hai la certezza di avere una stampa apprezzabile. Io, con scatti da 24 MP, ho avuto dei 24×30 davvero da incorniciare. Consigliatissimo!

Ecco il link : http://www.saal-digital.it

Buon, ottima luce!

Stampa fotolibri…

Approfittando di un trattamento di favore, ho sperimentato uno dei tanti servizi di stampa fotografica che si trovano su internet. Ho indugiato abbastanza, prima di fare la mia scelta, ma soprattutto ho “indagato” sul forum juzaphoto : ho letto i vari commenti di chi, tra gli appassionati, aveva avuto esperienza con questo o quel fornitore e devo dire che la scelta fatta è ricaduta su un servizio all’altezza delle aspettative. Ho proposto alcune delle foto che faranno parte della mostra che ho in cantiere: lo scopo della stampa è di permettere una comoda valutazione delle stesse a chi vorrà patrocinarla.

Raccogliere le proprie fotografie in un libro può diventare la soluzione nel caso si dovesse scegliere un regalo per qualcuno di importante, ad esempio, oppure per raccogliere i ricordi di una vacanza. Basta liberare la fantasia e tutto diventa possibile, anche la stampa di un calendario con le proprie immagini.

Non sto raccontando niente di nuovo, lo so, ma voglio ugualmente segnalare Photobox per il servizio reso: veloce, semplice, economico e di qualità. Vi invito a dare un’occhiata alle molteplici opportunità che offre e di notare che i prezzi sono davvero interessanti, rapportati alla qualità del risultato.

Zenza Bronica, cos’è?

Quali sono i marchi legati al mondo della fotografia che ti vengono in mente?

Se ponessi questa domanda ad una persona “qualsiasi”, che non ha questa passione, l’elenco si limiterebbe alle solite big del settore: Canon, Nikon, Olympus, Panasonic, Pentax, Fuji…e forse nessun’altra. Se, invece, mi rivolgessi ad un appassionato magari mio coetaneo, spunterebbero anche nomi come Rollei, Voigtlander, Ricoh, Yashica, Hasselblad…ma Zenza Bronica? Chi ne ha mai sentito parlare? Pochi eletti? No, tutt’altro, ma è un marchio talmente di nicchia che solo un appassionato del settore conosce. Vediamo perchè.

Zenza Bronica (detta anche Zenza Cronica, oppure Comica, addirittura Colica) è (era) un marchio giapponese nato nel 1958 e scomparso dal mercato nel 2005. Lo strano nome derivava dal nome del fondatore,  Zenzaburo Yoshino e BrowniCamera. Ci vuole una certa testa anche solo per inventarsi un nome simile, dico io.

La Zenza Bronica, in poche parole,nacque come Hasselblad dei poveri. Mi spiego meglio: Hasselblad, marchio svedese prestigioso (e costoso) nel settore delle macchine professionali, aveva realizzato un modello di fotocamera modulare. In pratica, il corpo macchina era un “semplice” cubo dove potevano essere collegate varie tipologie di mirino, obiettivo, dorso nel quale accogliere la pellicola, etc. La modularità del progetto, la rendeva ambita dai professionisti in quanto perfettamente personalizzabile secondo le proprie distinte esigenze. Formidabile. Però costava un botto, e anche adesso non scherza affatto. Qualità eccellente degli obiettivi Zeiss, materiali, rifiniture, completavano la carta d’identità di una macchina nata per lavorare: in mano ai fotografi più blasonati sfornava fotogrammi 6×6 cm. dai quali ricavare stampe di qualità. Sappiate che Hasselblad è il marchio delle macchine usate dagli astronauti: una di queste ha fotografato Neil Armstrong quella lunga, meravigliosa notte del 20 Luglio 1969 (io ero lì, attaccato allo schermo della TV ammirando i suoi primi passi sulla Luna).

E la nostra Zenza Bronica? Idem. Solo che costava una manciata di spiccioli al confronto. Macchina concepita per acquisire quella fetta di mercato fatta di fotografi esigenti ma dal portafogli sottile. A livello qualitativo, non si può fare paragone con la cugina svedese, ma la giapponese aveva dalla sua un formidabile parco ottiche (dapprima costruite da Nikon, poi autoprodotte) di tutto rispetto in quanto a disponibilitàdi focali. Inoltre era pressoché alla pari come scelta dei complementi da abbinare al corpo macchina. Mirino a pozzetto (quello con la vista dall’alto) oppure a pentaprisma, varie tipologie di vetri per la messa a fuoco, magazzini pellicola di svariati formati compreso il Polaroid, impugnature laterali motorizzate e non, insomma: una bella copia a costo ridotto. Tant’è che in Italia ebbe il sopravvento tra i professionisti in quel Meridione che non si poteva permettere di spendere milioni ma che cercava comunque lo strumento adatto per un servizio di qualità fatto di immagini all’altezza delle aspettative.

Io, da ragazzo, acquistavo tutti i mesi la rivista “Fotografare” e fantasticavo col portafogli sgonfio che un giorno avrei avuto qualcuna di quelle meraviglie tra le mie mani: la Olympus OM-1, la Asahi Pentax Spotmatic, la Canon AE-1…ma su tutte ammiravo la linea decisa della Zenza Bronica ETR. L’avevo così in mente che mi pareva persino più bella, professionale ed elegante della cugina svedese. Volevo una Zenza Bronica. Ma non me la sono mai potuta permettere…fino ad oggi. Grande Ebay, con le sue aste! Concorrenti poco attivi, forse troppo annebbiati dai vari bagordi festivi, mi hanno consentito di aggiudicarmi per poche decine di Euro il sogno che avevo da ragazzo. Un sogno lungo quarant’anni.

 

Concludendo l’anno…

Il 2017 ormai è agli sgoccioli. Alla data di questo post, mancano tre giorni per veder saltare i tappi di spumante e qualche trenino “pe-pe-pepepe-pe-pe” “Brigit-te Bardot Bardot”, qualche sbornia, tanto casino e così via…Si passa all’anno nuovo.

La fine di un periodo comporta anche tirare le somme del nostro operato, valutando dove e quando abbiamo raccolto risultati soddisfacenti e dove, invece, abbiamo fallito. Ebbene, sull’onda di una grande carica emotiva che mi ha portato ad ampliare il mio bagaglio culturale e tecnico, nel corso dell’anno ho avviato un progetto molto ambizioso. Tale progetto dovrebbe vedere la luce nel tardo inverno/primavera 2018. Consiste in una mostra di foto mediante la quale mi sono preso il grosso compito di rendere un’analisi accurata di una delle peggiori infezioni della società: l’abuso di alcol. Al pari e anche più di tante altre sostanze che danno dipendenza psico-fisica, le cosiddette droghe, l’alcol vanta una pericolosità quasi incredibile. L’alcol ha un grado di penetrazione ed accettazione sociale che lo rendono oltremodo più devastante di altre sostanze: nessuno si sognerebbe di ostentare indifferenza davanti ad uno sciagurato che si sta bucando, mentre non viene data alcuna attenzione al ragazzotto che, per fare il fico, è già traballante al bancone del bar dove sta scolando il suo terzo whisky. “Ci siamo divertiti come matti, l’altra sera: certe risate, sai eravamo tutti ubriachi”. Quante volte abbiamo sentito frasi come questa, per poi sentir replicare: “Racconta com’è andata, dai”…

Insomma, il mio impegno è quello di sensibilizzare “la gente” sul fatto che esiste una tossicodipendenza da alcol, che si traduce in sofferenza a 360°: dalla perdita di salute, alla perdita del lavoro, della famiglia, dei figli. E non ho accennato ai soldi…

Quindi, cari amici miei, con questo progetto nella zucca, ho avviato la realizzazione di non-so-quanti scatti per raccontare una storia: la storia di un tizio che lentamente, da un bicchiere di troppo va a consumare litri di robaccia. Racconterò i suoi sentimenti, le sue contraddizioni, la sua quotidianità ridotta alla mera ricerca spasmodica della sostanza. Trattandosi di una storia, mi piace pensarla a lieto fine, quindi racconterò la rinascita morale e sociale del nostro amico perduto e ritrovato. Allo scopo di scansare possibili difficoltà legate al rispetto della privacy e al desiderio di non offendere nessuno, ho evitato accuratamente di riprendere scene di vita reale, salvo rare occasioni. Ho preferito impersonare io stesso il protagonista della storia. Io regista ed attore. Che in fotografia significa: una serie notevole di autoritratti.  Mica semplice…

Tutta l’opera sarà esposta al pubblico con il patrocinio di un’Associazione alcologica, una Comunità di recupero ed il Comune di Grosseto. Mica pizza e fichi.

Vi terrò aggiornati. Nel frattempo vi lascio questa immagine scattata nel primo pomeriggio alle porte della città: il cielo era fantastico e non ho resistito.